Cos’è il Pranayama | parte seconda: fare conoscenza con il nostro respiro.

Dopo aver osservato il nostro respiro, e vi chiedo di farlo occasionalmente durante il giorno, possiamo iniziare a farne una conoscenza ulteriore che prevede alcuni esercizi semplici ed efficaci.

È importante quindi trovare un luogo dove potersi “rifugiare” per qualche minuto (all’inizio non cercate prove troppo impegnative), liberarsi da abiti troppo stretti, silenziare il cellulare e scegliere se voler stare seduti a terra (è bene utilizzare un cuscino) o su una sedia (piedi ben saldi a terra e senza appoggiarsi allo schienale).

Chiudere gli occhi è il primo gesto che dà l’avvio alla pratica ed evita le distrazioni visive permettendoci di portare più facilmente l’attenzione all’interno per dare uno “sguardo” generale al proprio respiro, a dove lo si percepisce più chiaramente nel corpo e come risulta la respirazione in generale (calma, agitata, irregolare etc.).

Sapere di non dover fare nulla di particolare se non osservare ciò che c’è già, dovrebbe risultare semplice e rassicurante, ma se non lo fosse, è importante non giudicarsi e provare a restare lì ugualmente.

Iniziamo con il semplice aprire e chiudere le mani che sono appoggiate alle gambe con il palmo rivolto verso l’alto. Cercate di rallentare, di farlo lentamente, con il minimo sforzo e assaporando ogni piccolo movimento. Dopo un paio di minuti osservate se il movimento delle mani è in relazione con il respiro. Restare nel flusso aiuta a non irrigidirsi, ma ci lascia nell’ascolto di ciò che c’è, di ciò che si sta rivelando senza un progetto iniziale a cui tendere.

Possiamo quindi ampliare il movimento in due modi:

– con le mani appoggiate sulle gambe partiamo da una posizione neutra e poi andiamo a srotolare la colonna vertebrale verso l’alto partendo dal bacino e sollevando la testa per ultima e torniamo muovendo sempre prima il bacino e per ultima la testa. Si crea un’onda continua che fa espandere e chiudere il corpo.

– oppure dalla posizione neutra allarghiamo le braccia, ci apriamo come ad accogliere più luce possibile e poi le richiudiamo abbracciandoci, sempre con un’onda lenta e continua ed il movimento del bacino che oscilla in avanti ed indietro.

Vi invito a creare il vostro ritmo stando nel flusso, senza dover fare nulla di particolare o di performante, semplicemente lasciandovi cullare dal movimento spontaneo e nulla di più.

Quando terminerete chiedetevi solo se è il respiro che crea il movimento o viceversa e se vi era più semplice inspirare aprendo il corpo o le mani o lo era espirando.

A me viene più naturale la prima opzione, ma l’importante, come sempre, è restare in contatto con il respiro e lasciarlo esprimere ed espandere liberamente.


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